Il mutuo chirografario, per quanto riguarda la questione dei tassi, presenta le stesse problematiche dei mutui tradizionali. In questo caso, però, le rate generalmente sono pesanti perché meno ingente è il capitale – in media questo tipo di mutui coinvolge cifre più piccole. Di conseguenza, il problema dei tassi è meno pressante.
Per il resto, valgono le dinamiche classiche: il tasso variabile espone al rischio “imprevedibilità” mentre il tasso fisso preclude un abbassamento degli interessi in caso di contingenze economiche favorevoli. La scelta si dovrebbe basare sulle previsioni a lungo termine, che però sono difficili da compiere, soprattutto se l’economia si trova nel bel mezzo di una crisi.
La differenza tra questo tipo di mutuo e quelli tradizionali è rappresentata dall’assenza di ipoteca. In sostituzione, il mutuatario può mettere sul piatto della bilancia la fidejussione del familiare o delle garanzie cambiarie (le quali possono coprire il 160% dell’importo dovuto).
Un’altra differenza riguarda l’entità del capitale. In genere il mutuo chirografario viene utilizzato per finanziamento ridotti, a tal punto che il tempo medio di restituzione raramente supera i cinque anni.
Ma se l’importo è piccolo, allora anche le rate lo sono (rispetto alla media) e, di conseguenza, pure gli interessi. Il tutto, ovviamente, in termini numerici (in termini assoluti non si registrano grosse divergenze)
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